Tra Istanbul e Diyarbakir

Tra Istanbul e Diyarbakir corre una differenza non solo geografica: se, infatti, nella prima lo spazio è completamente occupato dalla campagna in vista delle elezioni del prossimo 1 novembre, nella capitale del Kurdistan turco invece si percepisce una quieta tensione che ha valicato da tempo il piano elettorale. Il quartiere di Sur, storica roccaforte dell’opposizione curda, dopo i recenti scontri è nuovamente a rischio coprifuoco.

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Nelle ultime 48 ore si sono verificati nuovi fronteggiamenti tra militanti del Pkk ed esercito: in un caso, è rimasto ucciso un militare turco, mentre, nel secondo, un agguato contro mezzi militari ha portato al ferimento di alcuni soldati. Le immagini su telegiornali e quotidiani, oltre ad essere occupate dalla questione siriana e dall’intervento militare russo, propongono a ciclo continuo  istantanee dei funerali di Stato e dei proclami di Erdogan e Davotoglu contro “i terroristi”. Le proiezioni di voto spezzano il ritmo della proiezione. Ma, fatto ancora più grave e pressoché taciuto sugli schermi occidentali, il canovaccio proposto copre con menzogne grottesche, l’efferetezza mostrata dallo Stato turco nella città curda di Sirnak.

Dopo un’azione militare, che ha visto l’esercito sparare su case e civili, è rimasto ucciso un ventiquattrenne accusato di far parte dell’ala giovanile del Pkk. Con l’obiettivo di dare un segnale intimidatorio verso i quartieri della città in rivolta, i soldati hanno poi legato il cadavere del ragazzo ad un blindato, trascinandolo lentamente lungo le strade. L’immagine dell’orrore, dapprima girata su twitter e ripresa da Demirtas, quindi apparsa in una più completa e macabra sequenza su youtube, ha fatto il giro dei media turchi ed ha creato una grossa polemica, in quanto si trattava, oltre che di un militante curdo, anche del cognato di una deputata dell’Hdp.

Questo pomeriggio si entra nel vivo del programma di incontri, scambi, interviste, che caratterizzeranno la nostra trasferta di artisti e attivisti. A stasera per i primi aggiornamenti,

Rojava Resiste, 6 ottobre mattina