Autore: admin
Fiore di questa montagna
Dietro gli spari c’è da sempre un vasto movimento che ci permette di rispondere al perché di questa lunga e tenace resistenza.
Abdullah Goran, poeta curdo, ha scritto:
Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo…
Il confederalismo democratico è quel fiore, germogliato grazie a tutti gli uomini e le donne partite per le montagne in Turchia e i campi in Siria.
Rojava Resiste è un progetto che nasce nel 2015 per raccontare e supportare la Resistenza curda e il Confederalismo democratico, una pratica reale di alternativa.
In copertina: la facciata di una casa ad Amed (Diyarbakir) dopo 3 giorni di coprifuoco (Ottobre 2015).
(euro 5)
L’appello per la Manifestazione nazionael che si terrà il prossimo 11 Febbraio con partenza h14 a Porta Venezia, e a cui abbiamo convintamente aderito.
La lotta del Movimento di Liberazione Curdo per la democrazia, la coesistenza, l’ecologia e la liberazione delle donne ha raggiunto primi risultati positivi con l’allargamento del modello di autogoverno democratico nei territori liberati dal giogo delle bande ISIS. Ma con l’estensione della situazione di guerra attuale nel Bakur-Turchia, Rojava-Siria e nel Medio Oriente, i curdi e le altre popolazioni della regione affrontano gravi pericoli; lo stesso Movimento di Liberazione subisce nuove e pesanti minacce.
Per garantire la sua presidenza, Erdogan si è alleato con i fascisti e i nazionalisti turchi, così da affrontare la questione curda con la violenza e la repressione: tutto ciò che è collegato con i curdi e la loro identità è un obiettivo. Vengono commissariate le municipalità, i co-sindaci sono arrestati e sostituiti con amministratori fiduciari di nomina governativa. La brutalità della guerra in Kurdistan che ha visto la distruzione di intere città, è già costata la vita a migliaia di civili, arresti di massa di politici, intellettuali, accademici, giornalisti, attivisti, avvocati e magistrati, fino ad arrivare al piano per l’eliminazione fisica di Öcalan.
La pesante tortura psicofisica inflitta al leader curdo Abdullah Öcalan, nel corso degli ultimi 18 anni in condizioni di isolamento totale, è stata inasprita con ulteriori limitazioni del suo regime carcerario. Dal 5 aprile 2015, dopo che Erdogan ha messo fine al negoziato “per una soluzione politica e democratica della questione curda”, i contatti con l’isola di Imralı sono praticamente interrotti.
In base a recenti informazioni ci sono gravi motivi di preoccupazione per la stessa vita di Ocalan. Nel mentre il regime di Erdogan si prepara a reintrodurre la pena di morte.
Abdullah Öcalan è il rappresentante riconosciuto del popolo curdo, egli svolge un ruolo decisivo per una possibile soluzione duratura e democratica della crisi profonda del Medio Oriente.
La storia ha dimostrato che la questione curda non può essere risolta militarmente. Le guerre di logoramento e i genocidi dello stato turco non hanno mai funzionato. Hanno sempre avuto l’effetto contrario. La Turchia non deve continuare ad attizzare un fuoco che non può spegnere. I colloqui per una soluzione politica della questione curda devono riprendere in una condizione di parità. L’unico modo per garantirlo è l’immediata liberazione di Abdullah Öcalan.
IN OCCASIONE DELL’ANNIVERSARIO DEL SEQUESTRO DI ÖCALAN, IN CONTEMPORANEA CON LA MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE DI STRASBURGO, SCENDIAMO IN PIAZZA A MILANO L’11 FEBBRAIO , PER:
• La libertà per tutti i prigionieri politici e le prigioniere politiche in Turchia! Basta alla tortura e all’isolamento! Chiudere la prigione di Imralı!
• Una soluzione politica e democratica della questione curda! Revocare il bando contro le organizzazioni curde!
• La libertà di Öcalan e la Pace in Kurdistan!
UIKI – Ufficio Informazioni del Kurdistan in Italia, Comunità Curda in Italia, Rete Kurdistan Italia
Per adesioni: info@uikionlus.com / info@retekurdistan.it
Prime adesioni pervenute al 22 gennaio 2017:
Associazione ESSE
Associazione Senza Confine
Associazione Verso il Kurdistan
Associazione Senza Paura Genova
Associazione Culturale Il Bene Comune di Campobasso
AssopacePalestina
Associazione CISDA – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane
Associazione Italia-Nicaragua Milano
Associazione Diritti e Frontiere, ADIF
Associazione Verso la Mesopotamia ,Arco, Trento
Associazione Cultura è Libertà
Associazione Jambo, commercio equo Fidenza
Associazione No Border
Confederazione Cobas
FIOM Cgil
ARCI Nazionale
WILPF- Italia,Womens International League for Peace and Freedom
Servizio Civile Internazionale, SCI
Unione Sindacale di Base, USB
Confederazione Unitaria di Base, CUB
Unione degli Studenti
ANPI Ortica
ANPI Colle Val d’Elsa
ANPI 25 Aprile, Milano
ARCI Solidarietà, Nuovo
AvEG-KON
Federazione Livornese del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Federazione Provinciale di Bergamo del Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea
Federazione Anarchica Siciliana, FAS
La casa donne Lucha y Siesta
BuongiornoLivorno
Berta Vive Comitato Milano
Rete Primo Marzo
Rete della Conoscenza
Link Coordinamento Universitario
Partito Comunista dei Lavoratori
Partito della Rifondazione Comunista PRC
Partito Comunista dei Lavoratori- PCL
Dimitri Melli, Sindaco del Comune di Pegognaga
Michele Conia, Sindaco di Cinquefrondi (RC)
Amministrazione Comunale di Cinquefrondi
MLKP
Comitato Spinta dal Basso
Comitato Arin Mirxan – Torino
Collettivo Vis Rabbia di Avigliana
Comitato NoMuos/NoSigonella, Catania
Circolo Cambiaghi
Circolo PRC -SE delle Valli Brembana
Circolo di Parma “celia sanchez – marilisa verti” della associazione nazionale di amicizia Italia Cuba
Casa Madiba Network
Collettivo EXIT di Barletta, Puglia
Collettivo Politico Scienze Politiche, Firenze
Rete Collettivi Fiorentini
ARCI Valle d’Aosta
ARCI Solidarietà Onlus
Sinistra Anticapitalista
Osservatorio Repressione
Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito
Ya Basta! Bologna
Cs Tpo
Labas Occupato
CSOA Angelina Cartella di Reggio Calabria
CSC Nuvola Rossa di Villa San Giovanni
CPA Firenze sud
Cantiere Sociale K100fuegos – Campi Bisenzio Firenze
Ex Caserma Occupata, Livorno
Espace Populaire di Aosta
ALKEMIA, Modena
Sinistra x Milano
Memoria Antifascista
Coordinamento Collettivi Studenteschi-Milano
Csoa Lambrate
CS Cantiere
Rojava Resiste
Campagna Free HDP
Casc, Lambrate-Milano
Zam Milano
Palermo Solidale con il Popolo Curdo
Comitato di Base No Muos
Gruppo Anarchico Alfoso Failla – Federazione Anarchica Italiana
Libert’Aria – Spazio di Cultura
Antonia Sani, presidente di WILPF-Italia
Simone Oggionni, Segreteria nazionale Sel-Sinistra Italiana
Marco Cannito, Capogruppo Comunale di Città Diversa
Luisa Morgantini già vice presidente PE
Gianni Fossati, Pres. Italia-Cuba Milano
Italo Di Sabato – coordinatore Osservatorio Repressione
Vittorio Agnoletto, già PE, membro del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale
Gianpiero Bonvicino, Responsabile esteri PRC-SE federazione di Bergamo
Sergio Violante,Candidato al Municipio 1 per la lista “Milano in Comune”
Maurizio Poletto, responsabile CGIL Valle di Susa.
Gianni Sartori, giornalista
Lotta armata e conflitto letale
La prima azione armata del Pkk avviene il 15 agosto 1984, con attacchi contemporanei a diverse caserme nel sud-est; ma i rifornimenti di armi e l’organizzazione di avamposti tra Turchia, Siria e Iraq era iniziata già nell’80. A testimoniare l’estensione in breve tempo dell’organizzazione c’è il processo contro 2500 “attivisti e simpatizzanti” del Pkk, che dà il via al primo grande sciopero della fame nelle cinque prigioni militari di Dyiarbakir: si protesta non solo contro le torture e le condizioni di carcerazione, ma anche per i diritti del popolo curdo. Da quel momento in poi, sostiene A. Ocalan (2003), lo sciopero dei prigionieri politici diventa una delle principali forme di protesta del movimento curdo, capace di diffondere le rivendicazioni in tutta la società e a livello internazionale. Il secondo e ben più ampio sciopero della fame inizierà nel febbraio 1988, coinvolgendo oltre 2000 prigionieri curdi.
Nel 1981 e 1982 avvengono i due primi congressi del Pkk, fondamentali per l’affermazione della leadership interna di Abdullah “Apo” Ocalan, principale sostenitore della corrente anticolonialista interna al partito e al movimento di liberazione. Perché il Pkk si afferma rapidamente a scapito degli altri partiti curdi, durante e dopo la giunta militare? Gli apoisti sono gli unici a scegliere come propria base il Vicino Oriente; in secondo luogo, la giunta è impreparata di fronte ad una lotta armata, fatta di guerriglia e terrorismo, protetta dalle montagne e dalla popolazione. Tuttavia, questa affermazione non avviene in modo pacifico: si registrano numerosi episodi di contrasto violenti (soprattutto in Europa) tra il Pkk e altre organizzazioni curde contrarie alla lotta armata, che nel 1988 promuoveranno una coalizione ampia anti-Pkk, denominata Movimento per la liberazione del Kurdistan.
In breve si assiste ad un cambiamento di scala della lotta armata, che si estende dalla Turchia all’Europa, in particolare in Germania dove forte è la presenza di turchi e curdi immigrati.
Dalla metà degli anni Ottanta la stampa turca, come testimoniato dal numero di articoli e servizi, tratta con maggiore attenzione della questione curda, che l’azione dirompente del Pkk sta contribuendo a riaprire nel discorso pubblico. Sono tre i livelli su cui si sviluppa l’azione collettiva curda: guerriglia, lotta nelle carceri e ambito parlamentare. In particolare l’Assemblea nazionale torna ad essere per la prima volta dal 1924 un luogo dove i deputati del cosiddetto blocco curdo, trasversale ai partiti, si dichiarano e sollevano il problema circa le condizioni di assoggettamento del loro popolo.
Il 1988 è un anno cruciale: Ocalan avvia una strategia di apertura verso media e governo, proponendo per la prima volta al suo movimento e allo Stato un’alternativa alla lotta armata. In secondo luogo le autorità turche sono costrette, dietro pressioni europee e americane, ad accogliere per motivi umanitari 65mila profughi curdi irakeni in fuga dalla violenta repressione di Saddam Hussein. Per la Turchia questo atto rappresenta il primo, involontario, riconoscimento storico del soggetto curdo. Il Pkk sospende per qualche tempo la lotta armata.
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Mutamento tattico, repressione e cattura di Ocalan
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Negli anni Novanta si apre la seconda fase del ciclo di conflitto iniziato con la fondazione del Pkk e il golpe del 1980. Il movimento di liberazione curdo, ormai egemonizzato dagli apoisti, si volge verso la strada della diversificazione strategica caratterizzata dai seguenti punti:
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Lotta armata non come azione offensiva, ma di autodifesa: dal 1993 inizia la serie di cessate il fuoco dichiarati unilateralmente dal Pkk (se ne contano 7 fino all’ultimo interrotto nel 2015);
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Aumento della pressione internazionale sulla Turchia e costruzione del consenso nelle opinioni pubbliche occidentali, attraverso gli Uffici Informazione del Kurdistan all’estero e il Parlamento curdo in esilio all’Aja;
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Guerriglia affiancata da un partito politico nazionale, non strettamente curdo, e altre organizzazione di massa per la società curda;
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Incorporazione dei concetti considerati più rivoluzionari del messaggio islamico;
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Manifestazioni ed eventi pubblici di massa, che superino la dimensione restrittiva della lotta armata (come il Serhildan, letteralmente “alzare la testa”, ispirato esplicitamente all’Intifada palestinese);
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Obiettivo non più la secessione dalla Turchia, ma l’autogoverno all’interno di una federazione turco-curda che coinvolga anche le altre minoranze.
Tutto ciò permette al Pkk di aumentare i propri consensi nel Bakur e pacificarsi con le altre organizzazioni curde. Lo Stato turco attraversa un breve periodo di apertura nel 1990-93, durante il governo moderato di Turgut Ozal, che riconosce la questione curda come “problema politico che richiede una soluzione politica”. Nel 1991 abolisce le leggi che vietano l’espressione della lingua e della cultura curda. La morte improvvisa di questi mette però fine al dialogo, rifiutato dai successori che invece impongono una decisa virata a destra. Nel 1993-95 viene lanciata la nuova operazione di controguerriglia, detta “Terra bruciata”: si vuole fare a pezzi la società civile curda che, grazie alla diversificazione strategica, sta vivendo un periodo di fioritura e mobilitazione. Assistiamo a una nuova guerra sporca:
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Attentati, assassinii, incarcerazione di uomini d’affari, intellettuali ed esponenti politici e sindacali curdi o considerati filo-curdi, ad opera di corpi paramilitari, derivati dalla rete Stay Behind, chiamati hizbullah (da non confondere con gli Hezbollah libanesi);
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Repressione e scioglimento dei partiti filo-curdi;
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Blocchi militari nei villaggi e coprifuoco nelle città;
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Incarcerazione preventiva e massacri a danni di presunti simpatizzanti del Pkk.
Le leggi di apertura emanate da Ozal vengono puntualmente violate da forze dell’ordine e magistratura. Si moltiplicano le misure extra-giudiziarie di repressione. A questa azione interna la Turchia affianca il progressivo isolamento del Pkk attraverso accordi internazionali e regionali: sono gli Usa i principali sostenitori dell’ampia coalizione che dal 1996 stringe sempre di più il cerchio attorno ai guerriglieri curdi e al loro leader. L’accordo militare tra Israele e Turchia, diretto in particolare contro Libano e Siria (principali basi d’appoggio del Pkk), si allarga poi fino a coinvolgere anche il governo autonomo curdo in Iraq (Accordo di Washington, 1998). Gli apoisti perdono in poco tempo tutte le loro basi fuori dalla Turchia, subiscono operazioni militari congiunte, faticano a trovare appoggio internazionale. Ocalan, costretto ad un peregrinaggio frenetico in cerca di un paese che gli conceda asilo politico, è catturato il 15 febbraio 1999 dall’intelligence turca in Kenya.