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Dai profeti di Urfa ai lacrimogeni di Amed

Lontano dalle sponde del Tigri e dell’Eufrate, il paesaggio rurale del Bakur (kurdistan settentrionale) regala centinaia di chilometri di aridità, interrotti da grandi città, o, assai più raramente, da piccoli paesi arroccati sulle sponde di montagne che sembrano circondare e difendere la pianura. Una campagna punteggiata da greggi di pecore e capre, campi di cotone e sparute costruzioni murarie.

La strada che separa Urfa da Amed non è diversa. La percorriamo dopo aver incontrato i co-presidenti dell’Hdp di Urfa.
Sanliurfa, il nome completo, è una città sicuramente diversa dalle altre che abbiamo visto e attraversato. Grandi grattacieli, moschee, alberghi, negozi di lusso e centri commerciali sono il suo dato urbano più marcato. Una forte matrice occidentale si accompagna (si scontra?) con una forte presenza araba e una profonda religiosità, che scorre visibile tra manifesti, moschee, immagini e abbigliamenti. Una delle poche città curde dove l’Hdp non è maggioranza e dove, oltre al partito-stato di Erdogan, l’Akp, si incontrano le sedi del Chp e anche del Mhp, partito ultra nazionalista vicino al gruppo dei Lupi Grigi. Simbolo della modernità liberista e intrisa di religiosità al tempo stesso, è una città storicamente conservatrice, divenuta, negli ultimi anni, uno dei massimi centri di reclutamento di Daesh.

Durante il nostro incontro, i co-presidenti locali (Seuda Gelik Ozbingol e Ridvan Yavuz) ci rispondono assieme ma la discussione è retta in particolare dalla co-presidentessa. Alla domanda posta già negli altri incontri, sull’importanza dei diritti delle donne nel Confederalismo democratico, la sua risposta si accompagna ad una battuta che ci lascia tra il divertito e l’amaro. Seuda ci fa notare come si siano ritrovati a rispondere a questa domanda ad ogni gruppo di attivisti arrivati dall’Italia, gruppi composti quasi totalmente da uomini.
Parliamo ovviamente molto di quel che è accaduto ieri in Ankara, enfatizzando le similitudini con i precedenti attentati di Amed e Suruc, prima fra tutte la responsabilità del governo di Erdogan.
Ripartiamo per Amed con la notizia che il coprifuoco sarebbe stato confermato anche per la giornata di oggi. Arrivati in città ci accoglie un’imponente dispiegamento di mezzi militari, poliziotti con mitra alla mano, barricate e blocchi stradali di giovanissimi compagni. Quello a cui assistiamo è la coda di una lunga giornata di scontri a seguito di un partecipatissimo corteo (circa 10 mila persone) di protesta contro l’attentato di Ankara. Usciti dalla zona degli scontri, apprendiamo che il coprifuoco è esteso a 9 quartieri, coprendo buona parte della superficie urbana. L’accesso alla città vecchia è controllato dalle forze di sicurezza, e sarà reso impossibile dalle 18.00.
Alle 17.57 sentiamo esplosioni e vediamo il fumo dei lacrimogeni salire in cielo. Ne annusiamo anche l’acre odore. A pochi minuti dall’avvio del coprifuoco la polizia attua un’azione per disperdere gli ultimi assembramenti, sparando colpi d’arma da fuoco in aria, mentre un toma (mezzo corazzato della polizia turca, dotato di idrante) illumina gli angoli delle strade e sposta barricate improvvisate.

Nonostante il blocco dei maggiori siti di informazione di opposizione e dei social network, il conto delle vittime dell’attentato di Ankara ha superato le 95 della versione ufficiale, arrivando ad oltre 120.
Nella giornata di oggi, il cimitero dei guerriglieri del Pkk di Lice (nella provincia di Amed) ha subito pesanti bombardamenti, causando la morte di almeno 8 combattenti; l’obiettivo è colpire un luogo simbolicamente importante e allo stesso tempo strategico, in quanto affiancato ad un campo base della resistenza curda. Sull’intero territorio turco si sono svolte numerose manifestazioni in risposta agli eventi di ieri, e le forze di sicurezza hanno reagito arrestando almeno cinquanta attivisti, tra cui 15 membri dell’Hdp e Eda Kilis, co-sindaca di Eruh, nella provincia di Sert.
Da domani parte lo sciopero generale di 48 ore organizzato dalle stesse realtà che avevano indetto la marcia di Ankara.

Stay tuned!
Rojava Resiste – Cuori e mani per il Kurdistan
Amed, 11 ottobre, notte