Domenica 1 novembre la Turchia va nuovamente al voto, dopo le elezioni del 7 giugno scorso. Da allora, la situazione è evoluta rapidamente: l’estensione della lotta per l’autonomia democratica nelle regioni curde orientali e il parallelo intensificarsi della guerra sporca condotta dall’Akp contro popolo curdo ed opposizioni; le stragi del 20 luglio a Suruç e del 10 ottobre ad Ankara; la stretta repressiva sulla libertà di stampa; i successi politici e militari dell’Amministrazione autonoma in Rojava e il complicarsi del conflitto in Siria, con nuovi interventi turchi contro Kobane e Gire Spi (Tel-Abyad).
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La notizia della fine del coprifuoco inizia a girare in città dal tardo pomeriggio, quando da Dag kapi (la piazza dove è stata uccisa la ragazzina di 9 anni) è partito un corteo spontaneo degli abitanti finalmente liberi di uscire dalle proprie case. In serata, invece, circolano le prime foto dei danni subìti dalla città vecchia.
Questa mattina le barriere della polizia che limitavano l’accesso dalla “Porta della montagna” al quartiere Sur sono completamente rimosse e nelle zone fino a ieri bloccate riprende la vita: una gran folla attraversa il bazar nuovamente attivo, i caffè sono di nuovo popolati di persone, le piccole botteghe degli artigiani riaprono. I toma e i blindati della polizia continuano a pattugliare le strade.
Appello della comunità curda milanese
Riproponiamo l’appello promosso dalla comunità curda milanese, per il corteo di martedì, cui aderiamo con passione da qui.
Martedì 13 Ottobre h 19, da Piazza San Babila presidio e corteo verso Piazza Duomo
Appello della comunità curda milanese:
Sabato ad Ankara, a un corteo convocato dall’HDP per chiedere “Pace, democrazia e lavoro”, un duplice attentato ha ucciso 128 persone e ne ha ferite più di 500.
Tra Istanbul e Diyarbakir
Tra Istanbul e Diyarbakir corre una differenza non solo geografica: se, infatti, nella prima lo spazio è completamente occupato dalla campagna in vista delle elezioni del prossimo 1 novembre, nella capitale del Kurdistan turco invece si percepisce una quieta tensione che ha valicato da tempo il piano elettorale. Il quartiere di Sur, storica roccaforte dell’opposizione curda, dopo i recenti scontri è nuovamente a rischio coprifuoco.
Nelle ultime 48 ore si sono verificati nuovi fronteggiamenti tra militanti del Pkk ed esercito: in un caso, è rimasto ucciso un militare turco, mentre, nel secondo, un agguato contro mezzi militari ha portato al ferimento di alcuni soldati. Le immagini su telegiornali e quotidiani, oltre ad essere occupate dalla questione siriana e dall’intervento militare russo, propongono a ciclo continuo istantanee dei funerali di Stato e dei proclami di Erdogan e Davotoglu contro “i terroristi”. Le proiezioni di voto spezzano il ritmo della proiezione. Ma, fatto ancora più grave e pressoché taciuto sugli schermi occidentali, il canovaccio proposto copre con menzogne grottesche, l’efferetezza mostrata dallo Stato turco nella città curda di Sirnak.
Dopo un’azione militare, che ha visto l’esercito sparare su case e civili, è rimasto ucciso un ventiquattrenne accusato di far parte dell’ala giovanile del Pkk. Con l’obiettivo di dare un segnale intimidatorio verso i quartieri della città in rivolta, i soldati hanno poi legato il cadavere del ragazzo ad un blindato, trascinandolo lentamente lungo le strade. L’immagine dell’orrore, dapprima girata su twitter e ripresa da Demirtas, quindi apparsa in una più completa e macabra sequenza su youtube, ha fatto il giro dei media turchi ed ha creato una grossa polemica, in quanto si trattava, oltre che di un militante curdo, anche del cognato di una deputata dell’Hdp.
Questo pomeriggio si entra nel vivo del programma di incontri, scambi, interviste, che caratterizzeranno la nostra trasferta di artisti e attivisti. A stasera per i primi aggiornamenti,
Rojava Resiste, 6 ottobre mattina